Viene venerata la Sacra Spina che, secondo la tradizione, proviene dalla corona di spine di Gesù. Sant’Elena, dopo aver recuperato la corona, avrebbe destinato le varie spine a diversi luoghi di culto: a Serra San Quirico un crociato portò una di queste spine nel XIII secolo (ma i documenti la menzionano solo a partire dall’inizio del XVI secolo), oggi conservata in un tabernacolo della chiesa dei Santi Quirico e Giulitta.
Uno studioso di templarismo, il Petromilli, identifica il crociato con un templare fabrianese, il cui nome potrebbe essere Guido da Collamato o Guido dall’Amato, che avrebbe sottratto la spina a dei soldati musulmani. Secondo la narrazione popolare il reliquario della Sacra Spina, portato dal pievano con il popolo, avrebbe disperso, disorientato e immerso nella nebbia i Goti o altri invasori e fatto cadere in ginocchio e immobilizzato i loro cavalli. Secondo la tradizione, a volte la spina appare rosseggiante di sangue.
Molte testimonianze affermano che, il 25 marzo (festa dell’Annunciazione) del 1635 e del 1636 (altra fonte dice del 1700), sulla spina sarebbero comparsi alcuni piccoli fiori bianchi. Nel 1854, durante un’epidemia di colera, la spina si sarebbe piegata da un lato e avrebbe sanguinato copiosamente, dopodiché l’epidemia sarebbe andata gradualmente cessando.
Nel 1944 la Sacra Spina avrebbe protetto il paese, occupato dai tedeschi, da rastrellamenti e da bombardamenti. A ricordo di simili eventi, vennero istituite cerimonie annuali di devozione incentrate sul bacio rituale dei fedeli alla Sacra Spina.
A Serra San Quirico sarebbe stato anche conservato fino al 1486 un frammento della lancia usata per trafiggere il torace di Cristo, portato da un cavaliere crociato. Questa reliquia avrebbe operato numerosi prodigi e sarebbe stata usata con successo anche in cerimonie esorcistiche.
A Domo si trovano simboli legati ai templari: in un edificio a ridosso dell’antica chiesa di San Paterniano è visibile la “croce patente” che i cavalieri templari ponevano all’ingresso delle proprie magioni; un mosaico di epoca medievale, invece, raffigura i “nodi di Salomone”, marchi tipici con cui i templari segnalavano luoghi di alta spiritualità.
Figurette, edicole sacre, immagini votive e croci lignee di Rotorscio e Castellaro: segni che ricordano eventi legati a momenti positivi e negativi delle persone che le hanno erette. (Si racconta che sotto la “croce di Martellì” passasse saltuariamente, di notte e per qualche anno, un devoto con una cesta di sassi che collocava attentamente ai piedi del simulacro; i sassi erano ben levigati e, quindi, erano stati, presumibilmente, sulle spalle del penitente per qualche chilometro).
Tratte da "Il Progetto Ecomuseo. Il Festival del Paesaggio", pp.19-20, Sistema Museale della Provincia di Ancona Pubblicazione fuori commercio. Isbn 9788894007114