Arnaldo Giuseppe Fornaroli e la difficile nascita della centrale telefonica automatica di Jesi
Arnaldo Giuseppe Fornaroli nacque a Copparo (Fe) nel 1885, ma si trasferì nelle Marche di cui era originario suo padre, e precisamente a Ostra Vetere(1. Due lauree alla Bocconi, la prima in scienze economiche, la seconda in scienze politiche, Fornaroli combatte nella prima guerra mondiale guadagnandosi la croce di guerra, viaggia e lavora tra Spagna, Francia e Germania. A Berlino collabora con la Siemes carpendo i segreti delle reti telefoniche automatiche già una realtà consolidata negli Stati Uniti fin dal 1880, e mezzo in divenire in molte nazioni europee.
Ritornato in Italia, nella sua Ostra Vetere, fonda la sua azienda: l’Impresa Telefonica D.A.G. Fornaroli & C.
Nel 1912 il Ministero delle Poste e Telegrafi concede per 23 anni alla ditta Fornaroli di impiantare “una rete telefonica urbana” nel Comune di Jesi estendendola anche verso i comuni di Castelplanio e Poggio San Marcello.
L’individuazione di Jesi come prima città ad avere una rete telefonica automatica che mandi in pensione le note signorine dei telefoni, e garantisca un servizio continuo durante il giorno e la notte, è dovuta anche all’ingegnere Giacomo Magagnini che nel 1911 fu nominato consulente tecnico del Ministero delle Poste e Telegrafi e poi Segretario generale del Consiglio Superiore dei Telefoni di Stato. Magagnini è di Jesi e proprio nella sua città agevola l’istallazione delle prima centrale automatica telefonica.
Con la liberatoria ministeriale in mano, Fornaroli chiede immediatamente al Comune di Jesi di usufruire gratuitamente di alcuni locali per lavorare, e un contributo di cinquemila lire; in cambio avrebbe non solo costruito la rete telefonica urbana, ma anche fornito la città di due cabine a gettone: una al centro storico, l’altra alla stazione. Il comune acconsente, ma l’impresa si fa subito ardua: i locali per lavorare sono stati trovati, ma devono essere sistemati, non si arriva ad un accordo su chi debba provvedere al riordino. Altra questione è dove sistemare la centrale automatica che richiede un considerevole spazio: sembra non esserci alcuno stabile che possa garantire la copertura adeguata o essere avulso da qualche complicanza, e alla fine si decide per Palazzo della Signoria nei locali dove un tempo erano le scuderie dei carabinieri pontifici. Anche queste però vanno rimesse a nuovo e le competenze si rimpallano, così alla fine Fornaroli rinuncia al contribuito di cinquemila lire pattuito con il Comune purché i locali siano rimessi a nuovo dal Comune e concessi alla sua azienda per almeno 25 anni.
Il Comune rifiuta perché non vuole superare i 9 anni di concessione ed esige un affitto di duecento lire l’anno, oltre ciò chiede a Fornaroli tre apparecchi telefonici gratuiti per i propri uffici.
Fornaroli non molla e dopo qualche mese è il Comune ad arrendersi alle sue richieste. Finalmente i lavori per la costruzione della nuova e modernissima centrale prendono avvio; si tratta di un modello della Siemens-Halske del tipo “passo a passo con numerazione decimale e selettore, a semplice rotazione ad a sollevamento e rotazione, sistema Shower. Equipaggiata per 300 numeri funzionava per 150”(2, e qui si apre la corsa a chi per primo in Italia abbia attivato una centrale telefonica automatica.
Tutti concordano che la prima fu quella di Prati di Castello a Roma attivata il 1° dicembre 1913 e in grado di fornire il servizio a 2000 utenti(3. In realtà la centralina romana doveva essere attiva già il 1° di novembre di quell’anno, ma forse, alcuni problemi, ne abbiamo posticipato l’avvio fino al mese successivo.
La centrale di Jesi fu ufficialmente inaugurata nella primavera del 1914, ma in realtà sembra funzionare già da qualche mese poiché molti giornali riportano il 1913 come data dell’effettivo inizio di lavoro, a questo si aggiungono le memorie storiche del Circolo Cittadino di Jesi che racconta “nel giugno del 1913 viene approvata la spesa per l’abbonamento alla rete telefonica urbana (anche in questo caso la società è all’avanguardia nella tecnologia: a Jesi proprio nello stesso anno era stata impiantata la prima centrale telefonica automatica d’Italia )”(4.
Anche i giornali dell’epoca fanno risaltare la notizia dell’impresa jesina portata avanti da Fornaroli: dalle pagine della Domenica del Corriere del marzo 1913 si racconta che “…in quella città [Jesi] si sta impiantando la prima centrale automatica d’Italia”, a questo fanno eco i giornali locali che però spostano la data al 1914, come L’ordine -Corriere delle Marche che il 6 aprile del 1914 scrive “Da pochi giorni funziona nella nostra città un impianto telefonico automatico per la rete urbana” o anche riviste specializzate come la Telefonia di Varese che nel numero di agosto del 1914 parla della centralina attivata a Jesi nella “scorsa primavera” o la pubblicazione edita dalla Siemens del 1963 in occasione dei cinquant’anni di telefonia automatica in Italia, che conferma l’attivazione delle centrale jesina nel 1914(5.
La centrale costruita da Fornaroli è ora conservata al Museo del Telefono di San Marcello ancora funzionante ed elemento di grande suggestione per i visitatori che possono carpire i segreti e i meccanismi di questa grande macchina che ha portato la Vallesina tra le prime aree d’Italia al vertice delle nuove tecnologie.
di Federica Candelaresi
Bibliografia
1. Corriere Adriatico, martedì 2 dicembre 2003.
2. Vitaliano Cinti, Vivere nel Novecento, Jesi, 1993.
3. Dizionario delle Scienze Fisiche Treccani, 2012.
4. Circolo cittadino di Jesi, La società di lettura e conversazione, www.circolocittadinojesi.it, 2009.
5. Le citazioni delle riviste sono tratte da un articolo di Giuseppe Luconi, Il Romanzo del Telefono, da, Il Passì, numeri di settembre, ottobre e dicembre, Jesi, 1992.