Le Feste Medioevali di Offagna sono una rievocazione storica che, dal 1988, animano il piccolo borgo
marchigiano trasformando ogni angolo in palcoscenico. Oggi sono uno degli eventi principali della
vita offagnese richiamando in 8 serate artisti da tutta Italia. Il successo di questo evento va però
ricercato nella sua storia, in tutte quelle innovazioni che negli anni sono state mescolate con la
storia e la tradizione per creare un magnifico dipinto della società quattrocentesca.
Tutto ha inizio alla fine degli anni ’80, quando alcuni Offagnesi, cavalcata l’onda dell’associazionismo
che li aveva portati a costituire la Pro Loco, decidono di dare vita alla “Contesa della Crescia”,
manifestazione che riprendeva la locale Sagra della Crescia e vi aggiungeva la storia di un'Offagna
quattrocentesca rivista con un occhio moderno. La città venne infatti divisa in 4 rioni e ad ognuno
vennero affidati dei colori distintivi, un’arma da tiro e un piccolo corteo in costume di figure tipiche
medioevali che sfilava con la delegazione ospite nelle due serate dell’evento.
Due anni dopo, l’evento si evolve e diventa “Feste Medioevali”: il programma della manifestazione
si arricchisce e accanto alla tradizionale sfida in armi tra i Rioni offagnesi compaiono nuovi
spettacoli, mostre e convegni uniti da un tema, filo conduttore della settimana di Feste, che
cambierà di anno in anno.
La vera svolta si ha però nel 1997 quando vengono riscoperti gli Statuti quattrocenteschi. È in questo
momento che le Feste Medioevali da manifestazione retta dai pilastri di spettacolo e cultura vedono
l’aggiunta di un terzo, la storia, vengono riqualificate e ottengono il grado di vera e propria
rievocazione storica.
Rileggendo gli Statuti infatti non solo tornano alla vita le figure tipiche della società quattrocentesca
(podestà, priori,...) ma emergono anche alcuni momenti caratteristici di quel periodo. Uno fra tutti
viene scelto come centro gravitazionale intorno al quale articolare la rievocazione: l’Offerta del cero.
Nella Rubrica 32 (titolo di una legge, così chiamata perché in genere scritto in ruber, rosso) si legge
che gli Anconetani, che all’epoca degli Statuti controllavano Offagna, ordinano che ogni anno iterritorio di Offagna offra dei ceri in occasione della Festa di San Tommaso, all’epoca patrono depaese. Viene inoltre ordinato che questa offerta venga fatta dalle mani dei massari e del podestà e vengono anche stabiliti i parametri del cero (peso e costo) ed è inoltre prevista una pena nel caso non avvenisse l’offerta.
Scorrendo le pagine del corpus legislativo quattrocentesco si legge inoltre che sempre gli Anconetani ordinano solennemente che ogni territorio posto sotto il loro controllo nel proprio dì di festa, o festa del patrono, indica una gara tra balestrieri con un ducato d’oro come premio.
Questo è dunque il punto di partenza: la Festa del Santo Patrono, le cui componenti vengono poi
divise per tutta la settimana della rievocazione. Offagna diventa così un palco su cui si muovono le
figure del Quattrocento riproducendo alcuni comportamenti tipici del Medioevo. Va infatti ricordato
che la festa, e a maggior ragione la festa del Patrono, non rappresentava la normalità per la società
medioevale, ma al contrario una pausa dai ritmi tradizionali dettati dalla Chiesa e dal lavoro. In
occasione della festa infatti si aprivano le porte della città e si lasciava entrare una ventata di aria
fresca e di novità. Era in questo momento che quindi il borgo si popolava delle figure più strane
(acrobati, cantastorie con notizie da ogni parte del mondo conosciuto, mercanti di tutte le specie,...).
Il risultato oggi lascia senza parole: varcando le soglie del borgo il visitatore potrà respirare l’aria di
festa grazie agli artisti di strada che propongono i numeri più disparati pur di meravigliare e
incantare il proprio pubblico. Viene inoltre allestito un mercato che permette di apprezzare i
mestieri e le abilità artigianali di un tempo. Per le vie del borgo sfila poi il corteo medioevale curato
dai quattro rioni di Offagna che permette non solo di apprezzare la moda quattrocentesca, ripresa
con grande maestria delle sartorie rionali dai dipinti dell’epoca, ma anche vedere una fotografia
della società medioevale in tutte le sue classi: la Chiesa, la civica municipalità nella figura de
podestà, i quattro rioni con le famiglie nobili e le corti e, per ultimo anche se più numeroso, ipopolino.
Vengono anche rappresentati i momenti principali del dì di festa: l’Offerta del cero e la gara tra
balestrieri.
La Chiesa, non solo la rappresentanza storica ma anche quella attuale, è protagonista dell’Offerta
del cero che oggi non viene fatta dai 22 massari ma dai priori dei 4 rioni. Accanto a loro anche ipopolino reca i doni della terra al Parroco pro tempore che al termine consegna la sua benedizione
agli astanti.
La gara tra balestrieri è invece stata ampliata: oggi vede i quattro rioni sfidarsi in quattro armi (arco,
balestra, lancia, mazza ferrata) alla presenza di un arbitro e giudice unico. Il vincitore, il rione che
totalizzerà il maggior punteggio, potrà esporre il proprio pennone sul mastio della Rocca per un
anno intero, fino a quando cioè l’edizione successiva delle Feste Medioevali decreterà un altro
vincitore. Viene inoltre indetto un banchetto in onore del rione vincitore che si svolge rispettando ipiù possibile i canoni medievali. La tavola infatti è apparecchiata semplicemente: una tovaglia
bianca, un paio di posate e un bicchiere per commensale, nel Medioevo invece era usanza
condividere il bicchiere e mangiare con le mani. Anche i piatti serviti riprendono ricette medioevali
e vengono introdotti da due figure tipiche: lo scalco e il coppiere. Le portate sono anche
intermezzate da spettacoli di vario genere (giullari, musici, giocolieri, mangiafuoco e quant’altro)
perché il banchetto non era solo rivolto a soddisfare il palato ma a esaltare la ricchezza e la
magnanimità del padrone di casa. Nel banchetto che viene organizzato in occasione delle Feste
Medioevali è anche possibile assaggiare due specialità della rievocazione le cui ricette sono segrete:
il Dolce della Contesa, a base di pasta sfoglia, e il vino Moretum, il cui ingrediente principale come
si intuisce è la mora.
Parlando di specialità culinarie non si può non menzionare la Crescia, pane
povero preparato con lardo, farina, strutto e olio di oliva all’epoca diffusissimo sulle tavole, che può
essere mangiato come accompagnamento a un pasto o diventare piatto unico se gustata con le foje
(erbe di campo), salumi o formaggi. Da questa pietanza prende nome il cresciolo, moneta coniata in
occasione delle Feste Medioevali che ritrae da un lato la Rocca di Offagna e dall’altro un cavaliere
sul suo destriero, simbolo di Ancona, città cha ha costruito la Rocca. La creatività e la partecipazione
degli Offagnesi non si è fermata al cresciolo ma è sfociata nella nascita di due gruppi famosi a livello
nazionale e non solo: il Gruppo Tamburi Offagna e il Gruppo Sbandieratori.
Va poi ricordato che ogni anno le Feste Medioevali diventano il luogo di Investitura dei Nuovi
Cavalieri della Crescia, scelti dall’Accademia della Crescia sono personaggi che si sono distinti nesociale, nell’imprenditoria,...
Di anno in anno quindi l’interesse e l’attaccamento al proprio paese sono riusciti a intrecciare i fili
della storia nella trama dell’infaticabile voglia di fare degli Offagnesi, ottenendo con estrema
pazienza e grande passione un evento unico nel suo genere che lascia senza parole.
di Agnese Cariddi