Il Parco del Trabocco è un’area ricca di flora e fauna ed attraversata dal torrente chiamato Fossato, con un sentiero lungo circa di
10 km. Il parco conserva ancora i resti di un antico mulino che traeva forza motrice dalle acque del torrente che venivano regolate da una sorta di chiuse chiamate appunto trabocchi, che consentivano di incanalare l’acqua utilizzata dai numerosi muilini.
Il molino era un luogo di molitura molto importante, non solo per Montecarotto, ma per tutti i paesi limitrofi. In circa tre chilometri, nella parte alta del Fossato, sono stati contati fino a dieci trabocchi e ben tre molini.
Il molino era l’officina fondamentale della civiltà rurale preindustriale. L’insediamento dei mulini ad acqua nel bacino dell’Esino inizia a partire dal XV secolo. La famiglia Biondi, originaria di Roma e di tradizione mugnaia, nel secolo XIX era proprietaria del mulino, abbandonato nel 1924 quando, grazie alla disponibilità dell’energia elettrica, fu possibile spostarlo in paese.
Dei tre molini che operavano al Trabocco, uno è stato recuperato di recente ad uso abitativo, un altro, accessibile dal sentiero pubblico esistente, è ridotto ad un rudere, mentre il terzo è ancora in parte ben riconoscibile e potrebbe essere agevolmente ristrutturato. Pare che il parco sia stato anche luogo di nascondigli per gli abitanti durante la seconda guerra mondiale.
L’intera area rappresenta oggi una risorsa di biodiversità ambientale rilevante per la sue caratteristiche botanico-vegetazionali e per la fauna.
Negli anni Quaranta e Cinquanta del secolo scorso il Trabocco veniva sfruttato come lavatoio, e per eseguire la “cura del panno”, cioè la procedura per sbiancare i tessuti in canapa. Inoltre c’era una fonte utilizzata per l’approvvigionamento di acqua. Prima della costituzione del parco era abitudine andare a cogliervi le erbe spontanee a primavera.