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Vivono ancora a Montecarotto i tipici canti di questua legati a particolari momenti del ciclo della stagioni, in particolare quelli della Pasquella (Epifania). In questa occasione (5-6 gennaio) squadre di cantori (dotati di organetto, cembalo e triangolo) vanno casa per casa ad eseguire il canto della Pasquella, come augurio di salute e abbondanza, in cambio di piccole offerte in denaro, cibo o vino destinati al pranzo che conclude la festa; il giorno dell’Epifania costituisce anche occasione di ritrovo di cantori provenienti da tutta la regione.

Questa tradizione è stata rinnovata da un gruppo folcloristico musicale, La Macina Gruppo di Ricerca e Canto Popolare, che promuove festival e produzioni discografiche legate alla tradizione in vario modo reinterpretata.

In allegato l'articolo di Gastone Pietrucci, direttore del Centro Tradizioni Popolari.

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GASTONE  PIETRUCCI  
L’aedo della Marca: “scheggiata voce di pietra e di vento”


Gastone Pietrucci, etnomusicologo e ricercatore sul campo, si laurea con il massimo dei voti in Urbino, con il Prof. Gastone Venturelli, con una tesi sulla “Letteratura tradizionale orale marchigiane e spoletina”, Urbino, 1977-78.  
Fonda e dirige dal 1968, il Gruppo di Ricerca e Canto Popolare Marchigiano La Macina,  “Tra i numerosi gruppi che, negli ultimi anni, hanno cercato di animare il secondo folk-revival italiano… quello marchigiano della Macina occupa un posto a parte e a mia conoscenza, unico…”. (Roberto Leydi, 1998).
Dopo dieci lavori discografici e la pubblicazione del volume Cultura Popolare Marchigiana, Jesi, 1985,  
“… sicuramente la più ampia e organica raccolta di canti popolari che vantino le Marche…” (Gastone Venturelli, dalla prefazione all’omonimo volume, 1985) , pubblica nel 2002,  nel 2006 e nel 2010 i suoi tre CD più significativi: Gastone Pietrucci-La Macina, Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto” (Vol. I, II e III)  dove “…per la prima volta, permette alla voce solista (sombre, scura, torturata) di uscire dal coro senza doversene emancipare, perciò restando una voce nella Macina e, nello stesso tempo, la voce della Macina…”. (Massimo Raffaeli, 2002).
[…] Mai s’è sentita la voce di Pietrucci così arrochita e convincente, un binomio di ancestralità e inflessioni dell’oggi che ha pochi riscontri, adesso, nel Bel Paese […]” .(Guido Festinese, 2003).
 “[…] Gastone Pietrucci: un canto che pur rivelandosi carico di uomini e di eventi, si leva solitario alle pacatezze lunari dei notturni, fino a risuonare eco nel vuoto cosmico. Ascoltarlo è percorrere i deserti della voce con l’erompente cognizione dell’incontro.”  (Allì Caracciolo, 2002).
 “[…]  la grana dei suoni che escono dalla gola di Gastone, i graffi della sua emissione che scavano solchi nelle parole come granelli di una sabbia antica sollevata da un vento caldo, sono come i suoni delle sirene che tentarono Ulisse, mi ammaliano, mi attirano fino a farmi confondere la mia voce con la sua. […]”.  (Moni Ovadia,  2006).
“[…] Non potevo non entrare in contatto con questi singolari personaggi, perché, se di musica popolare ho una qualche infarinatura, alla canzone d’autore ho dedicato una vita. Scopro così un’intera compagnia di belle persone, cordiali, illuminate, artisticamente entusiasmanti. Scopro la simpatia e la voce rauca e ombrosa di Gastone Pietrucci, che con la stessa confidenza e lo stesso amore canta i documenti della tradizione marchigiana e i capolavori dei più grandi cantautori italiani. (Enrico de Angelis, dalla prefazione del  CD, Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto, III, 2010).

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Allegati:
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