In quanto castello di Jesi, Montecarotto era obbligato a portare alla festa di San Floriano, patrono di Jesi, il 4 maggio, un Pallio (un vessillo montato su asta con il ritratto del santo o lo stemma di Jesi costituito da un leone rampante) in segno di sottomissione feudale alla città.
Di qui la diffusione del culto di San Floriano, rappresentato spesso con il modellino della città in mano in abiti da centurione romano. Una versione della sua storia lo voleva infatti militare romano precipitato sul fiume Esino, un’altra pastorello nato a Cingoli ed approdato a Jesi, impegnatosi in una corsa da Fabriano a Jesi con il diavolo, nel corso della quale il segno della croce avrebbe aperto la Gola della Rossa per miracolo, consentendogli di arrivare primo.
Il culto di San Floriano ha convissuto nel tempo con quello di San Settimio, primo vescovo jesino, rilanciato nel XVII secolo.
Nel XVII secolo e poi nel XIX a Jesi e nel Contado fu sviluppato il culto di San Placido, abate benedettino e fondatore di monasteri, le reliquie del quale furono trasferite a Montecarotto nel 1683 sviluppando un culto che nel 1843 fu ufficialmente riconosciuto attribuendo al santo il ruolodi patrono del paese. Il culto popolare di San Floriano si è spesso confuso in loco con quello di San Placido, cui è dedicata una fiera che si tiene a Montecarotto l’ultima domenica di settembre.