1989
In questo testo, risultato dell'alacre lavoro di Don Enrico Principi, si è voluto trascrivere e tradurre lo "Statutum Castri Genghe" ordinato dagli illustrissimi signori conti Della Genga nell'anno 1562 e pubblicato solo 110 anni dopo, nel 1672. Questo libro raccoglie e sancisce le consuetudini già in uso da tempo nel Castello di Genga, sotto la sovranità esercitata dai conti sul territorio.
Lo Statuto si divide in quattro libri, preceduti da un'introduzione: il rpimo libro è dedicato al tema del governo del castello e raccoglie quindici titoli; il secondo libro, invece, è dedicato alle cause civili ed è diviso in 62 rubriche; nel terzo viene trattato il tema delle maleffatte, dei delitti ed è diviso in 74 rubriche; il quarto ed ultimo è dedicato ai danni e si compone di 18 rubriche.
Questo testo è particolarmente interessante per indagare il modus vivendi del tempo e le consuetudini che sono state tramandate sino ad oggi. Un ruolo importante aveva, ad esempio, la figura del Podestà, che evniva eletto dai conti e che si occupava dell'amminitrazione effettiva del castello: lo Statuto non chiarisce quale fosse la durata della carica ma sottolinea come, alla fine del proprio mandato, ogni podestà dovesse essere giudicato per il suo operato dai conti e, eventualmente, punito.
Dalle pagine di questo Statuto si evince anche che la comunità di Genga al tempo era prevalentemente agricola, vista la maggioranza di leggi dedicate ad organizzare questa attività e a dirimere le dispute che sarebbero potute sorgere.
Un altro aspetto importante da cogliere in queste pagine riguarda i villaggi che vengono nominati e che rappresentano ancora oggi le frazioni del Comune: questi elementi possono essere desunti con una certa esattezza a partire dalle descrizioni geografiche legate alla posizione rispetto al fiume Sentino e dai santi che venivano e vengono tutt'oggi celebrati.
In ogni articolo dello Statuto si può cercare e spesso trovare frammenti di una quotidianità lontana che, invece di dilatare, accorcia il tempo, descrivendo le radici di un territorio e della sua popolazione.
di Marika Ragni