Nel 1916, durante la prima guerra mondiale, la Regia Marina decise di implementare la propria flotta con due pontoni armati da utilizzare come batteria galleggiante per la difesa dell’alto Adriatico. Entrambi i monitori, Alfredo Cappellini e Faa’ di Bruno (a cui con il Regio Decreto 4534 del 1868 era già stata cambiata la denominazione durante la fase di costruzione a Livorno), inizialmente realizzati come semplici pontoni a gru, furono convertiti fra il 1916 e il 1917 in pontoni armati e dotati di due cannoni Vickers Armstrong da 381 mm/40 modello 1914 (sistemati in una torretta corrazzata appositamente costruita) e da vari pezzi antiaerei da 76/40mm. La corazzatura non era propriamente adatta, essendo monitori modificati in seguito e non appositamente costruiti allo scopo, soprattutto nel caso dell’Alfredo Cappellini (fig. 1), in cui l’unica protezione era costituita da una rete parasiluri assicurata allo scafo da colonnine in acciaio.
Il Faa’ di Bruno (figg. 3 e 4), grazie alla propulsione di due motori a vapore a triplice espansione, poteva contare sulla forza di ben 200 cavalli in più della Cappellini, ma navigando comunque a una velocità eccessivamente ridotta per via del grosso carico (neanche 5km/h), entrambi i monitori si spostavano solo su traino.
In seguito alla disfatta di Caporetto, entrambi i pontoni vennero destinati alla difesa dell’Anconetano. Rimorchiati dal Luni il Cappellini e dal Titano il Faa’ di Bruno, i due monitori con a bordo 73 uomini l’uno e 120 l’altro, lasciarono il porto di Venezia nella mattinata del 15 novembre 1917. La navigazione procede bene fino alle 23:00, quando nei pressi di Pesaro comincia a farsi forte il vento e a incresparsi il mare fino a diventare tempestoso all’alba del giorno seguente. Questo quanto tratto dal rapporto redatto dal Tenente Vasc. Schiaffino, comandante del rimorchiatore “Titano”:
15/11/1917 – h 22:00
la navigazione procede benissimo con mare calmo, fino alle 22 del 15 c.m. indi comincia un po’ di vento da N.E. a va rinfrescandosi gradatamente ed il mare si fa agitato(1).
Mentre nel verbale di naufragio redatto dal Cap. Corv. Teodoro de Seras Commissario liquidatore e assistito dal Cap. Comm. Domenico Massa si legge:
h 23:00:
- alle ore 23:00 del 15 c.m. al traverso di Pesaro trovarono mare e vento forte dal Grecale (mentre fin da Venezia avevano sempre avuto mare calmo al mattino, che andò man mano crescendo durante la notte, così da diventare tempestoso all’alba del 16 (2).
Non essendo stati progettati per sopportare condizioni di navigazione difficile, la situazione diventa pericolosa per i due pontoni e il Cappellini in particolar modo, comincia molto presto ad imbarcare acqua negli alloggi e nella sala macchine. I vari provvedimenti impartiti dal Comandante Gaetano Pesce poterono solo ritardare ciò che era inevitabile. Le funi del traino si strappano, le rizze dei cannoni anche, e la torretta ruota sulla sinistra, aumentando pericolosamente l’inclinazione del Pontone. Fattosi concreto il pericolo di affondare, il comandante Pesce ordina al suo equipaggio di abbandonare la nave per poi buttarsi in mare egli stesso (abbandonando la nave in ultimo intorno alle 13:55 del 16). L’impossibilità di recuperare in tempi utili tutti i naufraghi per via delle condizioni temporalesche che continuavano a imperversare, causarono la morte per assideramento di 67 uomini dell’equipaggio (su 73), dello stesso Capitano Gaetano Pesce e del Tenente Francesco Spataro. Il Pontone infine affondò nei pressi di Falconara Marittima.
Nel frattempo, la Faa’ di Bruno continua a restare assicurato al Titano con due sole funi e ad avvicinarsi alla costa. Si cerca fino all’ultimo di lanciare ulteriori funi per non far trascinare via la nave dalle onde, ma continuando ad infierire la tempesta e rompendosi anche l’ultima fune, il Titano in ultimo, è costretto ad allargarsi. Tenta invano di avvertire sull’accaduto il Comando di Ancona con il radiotelegrafo, ma anche i cavi della stazione, per via del forte e continuo rollio, erano inutilizzabili. La Faa’ di Bruno resta così incagliata a mezzo miglio dalla foce del fiume Cesano abbandonata a se stessa. Probabilmente, il fatto di essere arenata su tre metri di fondale, permise dopo molto tempo alla nave di non essere trascinata a largo dalla potenza del mare e, allo stesso tempo, di ancorarsi alla terra ferma intorno alle 14:30 del 16 (dopo che neanche un’ancora con il cavo in acciaio era riuscita a tenere).
Questo è quanto riportato nel verbale di ciò che accadde poi fra le 22:00 e il mattino del giorno 17:
- Lotta furibonda seguita con angoscia da terra ed accentuatasi allorquando, verso le 22:00 della notte fra il 16 e il 17, la ritenuta a terra si ruppe ed il pontone riprese lentamente a spostarsi, ormai reso pesante dalle abbondanti entrate d’acqua che, nonostante fosse alacremente pompata, continuava a salire, seppure non di misura tale da rendere necessaria la chiusura delle porta stagne […] (3).
h 08:00 (17 novembre)
- Nel successivo giorno l’acqua aumentò nei locali poppieri che si dovettero isolare, elidendo le comunicazioni con i locali sopradetti (locali caldaie, macchina e dinamo). Situazione immutabilmente critica che, l’intervento di alcuni incaricati del Comando Spiaggia di Ancona, giunti sul posto, valse ad attenuare, estendendo gli ormeggi e definitivamente ancorando la cannoniera, già lungamente sottoposta al tormento di violenti urti contro la spiaggia, con conseguente asportazione e danneggiamento di tre cassoni di poppa. Avarie che provocarono un ulteriore appesantimento del natante, tanto che in alta marea, l’acqua saliva fino alla ruota del timone (4).
L’eroico gesto: le 11 coraggiose ragazze di Marotta.
Per via della forza del vento, non fu possibile soccorrere né l’equipaggio e né la nave, che restava incagliata alla spiaggia di Marotta e per tutto il tempo sorvegliata dalla popolazione civile che restava impotente a osservarla dalla costa.
È il Comandante della Faa’ di Bruno, Cap. di Corv. Ildebrando Goiran (fig. 5), a raccontare cosa avvenne nel pomeriggio del 18 Novembre:
Nel pomeriggio del giorno 18 novembre u.s., quando ancora persisteva forte vento ed il mare era grosso di greco levante, fui informato per segnale che sarebbero stati inviati viveri caldi per l’equipaggio ed alcune damigiane di vino, dono delle donne di Marotta. Verso le 14:00 si vide mettere in mare un’imbarcazione davanti al paese, prendere posto ai remi diverse donne e largare il mare. L’imbarcazione, dopo aver percorso la spiaggia fino al traverso del Faa’ di Bruno sempre a forza di remi, ha accostato la nave nonostante che i frangenti rendessero ben difficile e pericoloso avanzare. Dal battello furono sbarcate alcune damigiane di vino ed alcuni cestini di frutta e fu consegnato al sottoscritto un biglietto che trascrivo:
“Ill. mo Comandante, le spose di Marotta offrono ai fratelli marinai d’Italia un bicchiere di vino. Voglia la S. V. Ill. ma accettare questo piccolo dono che viene offerto di tutto cuore. Firmato: Francesconi Giustina di anni 19, Portavia Arduina di anni 14, Portavia Nella di anni 13, Portavia Emilia di Nicola di anni 17, Portavia Emila di Giuseppe di anni 18, Isotti Teresa di anni 15, Portavia Marina di anni 16, Paolini Elda di anni 15, Marinelli Marina di anni 28, Ginestra Silvia di anni 30, Simoncelli Erina di anni 20”.
L’equipaggio della Faa’ di Bruno, da tre giorni annidato nella torre, apprezzò l’atto coraggioso e gentile ricevendo l’imbarcazione con una selva di applausi. Ritengo riferire quanto sopra per l’effetto che il prezioso episodio ebbe sul mio equipaggio che, quantunque fosse ben lontano dal sentire diminuita l’energia necessaria a resistere alla disagiata situazione del Faa’ di Bruno ebbe stimolo a preservare nella continua lotta per preservare la nave da gravi avarie e tenerla pronta a riprendere il mare appena le condizioni del tempo lo avessero permesso (5).
L’equipaggio venne in seguito messo in sicurezza dalle stesse ragazze, mentre il Pontone fu ormeggiato alla riva poi disincagliato e recuperato, non appena diminuita l’intensità della tempesta. Il faa’n di Bruno venne radiato nel 1924, ma rimesso in servizio all’inizio della seconda guerra nei pressi di Genova. Viene demolito fra il 1944/46. Le 11 ragazze (fig 6) vennero invece insignite con la medaglia di bronzo al valor militare della Marina nell’agosto del 1919.
Il Pontone Alfredo Cappellini, o meglio, ciò che ne restava, fu individuato capovolto su un fondale di appena 12/13 metri appena un mese dopo all’altezza di Falconara Marittima. Nonostante i vari tentativi di recupero avvenuti nel corso degli anni (l’ultimo nel 2007), ancora oggi i suoi resti giacciono sul fondale falconarese. I cadaveri dei marinai furono spiaggiati dal mare nel giorno successivo fra Marzocca e Palombina di Falconara, poi sepolti nel cimitero delle Grazie di Senigallia.
di Laura Coppa
(1) Copia n. 824 della R.N. Titano all’oggetto. Da “Ricostruzione storica sulla tragedia dei due Pontoni armati Italiani Faa’ di Bruno e Alfredo Cappellini” – proposta per una operazione di recupero del sommozzatore Enrico Scandurra; cartella 2694 del 08/02/1995, Archivio Comunale Falconara Marittima; pag. 3
(2) Da “Ricostruzione storica sulla tragedia dei due Pontoni armati Italiani Faa’ di Bruno e Alfredo Cappellini” – proposta per una operazione di recupero del sommozzatore Enrico Scandurra; cartella 2694 del 08/02/1995, Archivio Comunale Falconara Marittima; pag. 4.
(3) Da “Ricostruzione storica sulla tragedia dei due Pontoni armati Italiani Faa’ di Bruno e Alfredo Cappellini” – proposta per una operazione di recupero del sommozzatore Enrico Scandurra; cartella 2694 del 08/02/1995, Archivio Comunale Falconara Marittima; pag. 7.
(4) Ibidem come sopra
(5) Rapporto n. 81 del 02/12/1917 del Cap. di Co
rv. Ildebrando Goiran; da “Ricostruzione storica sulla tragedia dei due Pontoni armati Italiani Faa’ di Bruno e Alfredo Cappellini” – proposta per una operazione di recupero del sommozzatore Enrico Scandurra; cartella 2694 del 08/02/1995, Archivio Comunale Falconara Marittima; pag. 7
Il Capitano della Faà di Bruno Ildebrando Goiran
Le undici "Spose di Marotta" poi insignite della medaglia di bronzo
al valore militare.