Il monastero benedettino, con il titolo di priorato, sorge presso una sorgente, in una valletta chiusa tra i contrafforti dell’Appennino, alquanto defilato rispetto alla strada che conduce a Sassoferrato.
Stando alla testimonianza delle fonti, i primi documenti che ricordano donazioni fatte alla chiesa di San Cassiano risalgano alla prima metà del XII secolo, la fondazione del cenobio potrebbe appunto risalire ai primi anni di quel secolo. Di esso restano attualmente pochi avanzi inglobati nella moderna casa colonica e la piccola chiesa costruita interamente in pietra. Ha un’unica navata con abside semicircolare modulata all’esterno da tre semicolonnine, sulle quali sono scolpite rozze figure umane e animali, coordinate ad archetti pensili su mensoline decorate con protomi animali, un partito decorativo che sembrerebbe risentire d’influssi emiliani e pugliesi.
Alla chiesa dà accesso un portale archiacuto. L’interno è decisamente singolare e non ha paralleli in ambito marchigiano: un’unica navata con la parte antistante divisa in due campate a botte archiacuta da cui si sale alla tribuna con copertura a crociera. Dalla parte opposta si scende alla cripta ad oratorio di forma quadrata con volta a padiglione.
Il testo è tratto da Il romanico nelle Marche a cura di Claudia Barsanti, Pio Francesco Pistilli, Ars media, Fermo, 2000.