L’area dove si svolse la battaglia è molto vasta, ma sicuramente il luogo più affascinante e suggestivo è la preistorica Selva di Monte Oro a Castelfidardo.
Seppur ridotta ai soli 38 ettari, quando, agli inizi del XVII secolo, era estesa fino al mare (in alcuni cabrei sultava di 350 ettari), tanto da essere denominata, nella porzione compresa tra i fiumi Musone e Aspio “Selva tutta in piano”, per la sua ricca biodiversità rappresenta un “unicum” botanico a livello europeo, le sue peculiarità e particolarità scientifiche sono evidenziate in numerose pubblicazioni e ricerche elaborate da botanici nazionali ed internazionali.
Con declivi ripidi e brevi, passa da 120 a 20 metri sul livello del mare, ha una fitta vegetazione (di arbusti, siepi ed alberi secolari alti anche 20 metri) che ricopre la collina nel versante settentrionale.
Attualmente la Selva è divisa in nove proprietà, otto delle quali sono piccole particelle, mentre la più estesa appartiene alla Fondazione Ferretti.
All’interno sono percorribili circa tredici sentieri caratteristici, il più noto dei quali è lo stradone di mezzo che si estende per tutta la sua lunghezza, e veniva usato in antichità per il passaggio di carri e carrozze. Spettacolari sono le fioriture primaverili ed autunnali del ciclamino, delle orchidee e della pervinca, per citarne solo alcune.
Percorrendo il fitto bosco, sono da notare le acquasantiere, cavità che si formano nei tronchi tagliati (conseguenza della gestione a ceduo matricinato terminata intorno al 1960), e che raccolgono acqua piovana, fornendo una fonte preziosa di acqua alla fauna del bosco.
Come riserva naturale di elevato interesse, attualmente la gestione della Selva di Castelfidardo è di tipo ecologico, per permettere il recupero di un maggior livello di naturalità e favorire l’evoluzione spontanea della vegetazione.
Negli ultimi centocinquant’anni anni la Selva di Castelfidardo è stata teatro di molti avvenimenti storici di grande importanza nazionale e internazionale, tra questi la già battaglia di Castelfidardo nella quale il bosco giocò un ruolo determinante per l’esito finale. La sua fitta vegetazione impedì infatti ai Pontifici di valutare la reale entità dei bersaglieri sardo-piemontesi (il XXVI Battaglione era costituito da quattrocento soldati), lì dislocati dal generale Cialdini, i quali, con poderoso volume di fuoco, fronteggiarono la colonna d’attacco del generale de Pimodan e indussero anche i nemici che procedevano in direzione
di Ancona a dare battaglia, permettendo così al grosso delle truppe sardo-piemontesi di intervenire e vincere.
Il 3-4 luglio 1944 fu invece la fanteria tedesca a scontrarsi in questi luoghi con la terza divisione alleata.
Per la tutela della biodiversità, la Regione Marche ha riconosciuto la Selva come “Area Floristica” (L.R. n. 52 del 1974), mentre con il Progetto Bioitaly (Ministero dell’Ambiente, Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e Rete Natura 2000), la Selva è stata proposta come Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.). È inserita tra le Emergenze Botaniche regionali e riconosciuta come “Bellezza naturale delle Marche” (Legge n.1497/39 sulla Protezione delle bellezze naturali).
Il bosco e l’area limitrofa sono poi sottoposti a vincolo paesaggistico (Legge n. 1497/39), al fine di non alterare le caratteristiche del paesaggio rurale legato alla memoria della storica battaglia risorgimentale.
Dal 2001 la selva con un 'antica casa colonica restaurata è un Centro di Educazione Ambientale regionale C.E.A. “Selva di Castelfidardo” e dal 2010 è autorizzata come centro di aggregazione giovanile. Numerose le attività, i progetti e gli appuntamneti proposti con sempre grande entusiamo di pubblico con particolare riguardo all'educazione dei più giovani.
Non è solo la tutela del paesaggio agrario, ma anche la pratica agricola rispettosa del paesaggio adefinire l'attivita del CEA in cui si coltiva il proprio oliveto biologico con la produzionedi olio extravergine di oliva monovarietale. I ricavi vengono poi reinvestiti per attività e progetti dedicati alla cittadinanza e alla tutela del territorio.
La biodiversità della Selva. L’area si caratterizza per l’enorme ricchezza floristica: 708 piante vascolari, 68 briofite (muschi ed epatiche) e 23 specie di licheni. La vegetazione attuale è caratterizzata dal querceto a Roverella e Orniello nella parte sommitale, dal querceto a Cerro e Carpino orientale nel settore intermedio e da una cenosi forestale mesofila a Farnia, Rovere e Carpino bianco nella zona pianeggiante. Quest’ultima associazione vegetale, denominata “Rubio-querco-carpineto”, rappresenta il lembo residuo della foresta largamente diffusa un tempo sui terrazzi alluvionali dei fondovalle marchigiani. Alcune conifere (per lo più Pino d’Aleppo e cipressi) sono state impiantate ai margini del bosco intorno al 1950.
Per quanto riguarda la fauna, ci sono poco meno di 60 Vertebrati censiti all’interno del bosco e nei limitrofi ambienti
agricoli, pari a un quarto della fauna marchigiana.
Si passa da specie tipicamente forestali, come Torcicollo, Picchio muratore, Rampichino, Scricciolo, a specie legate ad aree ecotonali, come Occhiocotto, Averla piccola, Cinciarella, Vespertilio maggiore, Talpa sp., Tasso, Istrice, Saettone
comune. Importante la presenza di rapaci notturni (Barbagianni, Assiolo, Gufo comune e Civetta).
AA.VV. Guida di Castelfidardo. La storia , l'arte i musei. Sistema Museale della provincia di Ancona, 2011.