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Forse contagiati dai comuni confinanti, abbiamo tentato di ricercare un po’ di storia anche nel nostro sottosuolo magari partendo dalle grotte presenti nel nostro centro storico.
Le attese erano molte, così come la speranza di poter trovare anche in casa nostra qualche reperto o traccia di passate civiltà e magari di sette segrete!! Purtroppo non siamo stati così fortunati come ad Osimo e Camerano. Qui infatti, oltre alle dimensioni, fattura e sviluppo dei vari siti, sono state trovate anche diverse incisioni raffiguranti simboli religiosi, figure umane, tracce e simbolismi che, secondo alcuni studiosi, potrebbero ricondurci addirittura ai famosi Templari.
A parte tutto vediamo cosa ci offrono le nostre cavità ipogee come vengono chiamate in termini strettamente scientifici.
Partendo dall’indagine affidata al Dott. Geol. Maurizio Mainiero di Ancona da parte dell’Amministrazione Comunale, ci siamo calati virtualmente nel sottosuolo del Centro storico per andare alla ricerca di …storia.
Le nostre grotte - almeno quelle accessibili - come dicevamo, non presentano nessun elemento grafico o scultoreo alle pareti, né hanno forme o dimensioni tali da poter essere catalogate come sale per riunioni, cerimonie o eventi simili.
Per la maggior parte esse si presentano sotto forma di cunicoli con soffitti a volta a botte con, in molti casi, nicchie o corridoi laterali. Spesso troviamo dei rinforzi strutturali alle pareti o alle volte costituiti da pareti archi o volte in muratura; le restanti superfici così come la quasi totalità delle pavimentazioni sono ancora in terra la cui stratigrafia ci evidenzia l’origine argillo-sabbiosa ed arenaria del nostro sottosuolo tipico del periodo pleistocenico.
Le dimensioni sono abbastanza simili e contenute con una larghezza compresa tra 1 e 1,6 m. con un’altezza massima da 1,5 a 3 m.; la lunghezza è invece molto variabile andando da pochi m. a ca. una trentina di metri ovviamente suddivisi in più corridoi o nicchie. In soli due casi si sono raggiunte lunghezze più estese e precisamente 60,5 m. per la grotta presso i locali della banda comunale in Via Roma e 103 m. nelle grotte sottostanti il complesso di Sant’Anna.
Spesso si accede alla grotta vera e propria scendendo delle scale ma in molti casi l’accesso avviene direttamente dal locale a pian terreno dell’edificio o dal suo scantinato. Il dislivello tra l’ingresso e la fine della grotta è in genere contenuto sui 2-3 m. a seconda dello sviluppo; nelle piccole e vere e proprie grotte, lunghe 2-5 m., il pavimento è quasi in piano. In un caso, in Via Cavour, si arriva a scendere di ca. 8 m.  anche attraverso alcune rampe di scale interne.
L’epoca di costruzione risalirebbe, almeno per gli scavi più antichi, tra il 1300 e la seconda metà del 1400 e la loro funzione principale sembra essere stata, o lo è ancora, quella di depositi o cantine oltre che in molti casi come vie di comunicazione con l’esterno del castello o tra i tre terzieri dello stesso.
Una cosa che ci accomuna ai centri vicini è l’utilizzo di molte nostre cantine come rifugi antiaerei durante la seconda guerra mondiale come ci dicono alcuni nonni ancora viventi.
Sicuramente, sia attraverso fonti orali tramandateci dai nostri antenati, sia attraverso alcuni documenti scritti, sia per la particolarità e le direzioni assunte negli scavi, è facile immaginare che molti cunicoli siano stai un tempo collegati tra di loro; il crollo più o meno esteso delle pareti o dei soffitti, opere di ristrutturazione ai manufatti superiori o limitrofi hanno poi costituito la scomparsa o l’inutilizzo di molti tratti.
Una menzione aparte meritano alcune cisterne per la raccolta di acqua. Di esse la più grande è sicuramente la neviera in piazza della Repubblica che con i suoi ca. 50 mq di pavimento ed un’altezza di ca. 8,5 m. veniva utilizzata per raccogliere la neve caduta nella piazza e poi con un cunicolo che attraversa il palazzo comunale veniva collegata alle fognature verso la sottostante campagna. Altre cisterne di minor capienza si trovano in diversi punti del centro e di esse la maggior parte è abbandonata o colmata di detriti. Alcuni reperti piceni ritrovati in zona potrebbero far supporre l’esistenza di un acquedotto scavato nel sottosuolo per convogliare l’acqua a delle fonti superficiali esterne. Però nelle citate cisterne non si sono trovati tracce di eventuali cunicoli o condotte di acqua. Questa veniva prelevata direttamente tramite dei pozzi scavati anche sotto i fabbricati stessi, come quelli trovati sotto il palazzo Soprani o sotto la chiesa di San Francesco lungo il muro che delimita Via Montebello, oppure con delle brevi gallerie collegate direttamente alle falde acquifere.
Lo stato di conservazione è, nella maggior parte delle strutture, alquanto scadente o in abbandono, molte sono state chiuse o riempite da cumuli di detriti in occasione della ristrutturazione delle sovrastanti abitazioni. In alcuni casi le grotte sono ancora utilizzate come cantine, grazie alla loro temperatura costante, o depositi; in pochissimi casi sono state ristrutturate e dotate di un buon impianto di illuminazione.
Interessante è la circostanza che il maggior sviluppo di ogni struttura si abbia in corrispondenza di conventi, Suore di sant’Anna, ex convento di San Lorenzo (attuale P.zza Trento e Trieste), San Francesco, San Benedetto.
Altre zone sono ancora da indagare come nel quartiere della Mucchia e nel terziere del Cassero oltre ovviamente ad altre zone fuori del Centro Storico vero e proprio coincidente con il perimetro del Castello.

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